sabato 12 Ottobre 2024 C1AM+0200

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La guerra in Israele e Palestina è tornata a scuotere l’attenzione internazionale, e noi come tutti non possiamo ignorare questa emergenza umanitaria e desideriamo agire per la pace. Ma quella che stanno avvallando i governi occidentali, appoggiando incondizionatamente la risposta militare israeliana, non è la pace bensì lo sterminio dei palestinesi e la prosecuzione di un’occupazione illegale che dura da troppo tempo.

Quello che i palestinesi chiedono è nient’altro che il rispetto di quanto sancito dalle Convenzioni internazionali, ovvero il diritto all’autodeterminazione di ogni popolo sottoposto a dominazione straniera.

I media occidentali tacciono quando si tratta di raccontare la repressione militare dell’esercito israeliano, che dal 2008 ad oggi ha ucciso oltre 6000 palestinesi. Le azioni armate partite da Gaza sono il prevedibile risultato di decenni di occupazione e sistematici soprusi compiuti dallo Stato di Israele grazie al silenzio complice dei governi occidentali.

Esprimendo assoluta solidarietà verso tutte le vittime civili di entrambe le parti, e nel riconoscimento del diritto ad esistere dello Stato di Israele, chiediamo quindi che vengano intraprese azioni concrete affinché il diritto internazionale sia integralmente rispettato anche nelle sue parti che garantiscono il diritto all’esistenza di uno stato palestinese indipendente accanto a quello israeliano.

Le firme verranno inviate alla Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, e al ministro ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, per chiedere che il Governo italiano si attivi e faccia pressione per ottenere:

– Un immediato cessate il fuoco;

– Il ritiro di Israele all’interno dei territori che le sono legalmente assegnati dalle Risoluzioni n.242 e n.338 delle Nazioni Unite;

– Lo smantellamento delle colonie illegali israeliane in territorio palestinese.

Si chiede inoltre al Governo italiano di riconoscere immediatamente lo Stato di Palestina all’interno dei confini ratificati nel 1967, come già fatto da 138 Paesi al mondo, inclusi altri membri dell’Unione Europea come Svezia, Romania e Polonia.

Solo in questo modo potranno esserci le precondizioni per una pace giusta e duratura, che non può esistere senza giustizia.

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