Il 31 marzo 2021, il gigante delle consegne di cibo a domicilio Deliveroo ha debuttato presso la borsa di Londra. Ha presentato la sua offerta pubblica iniziale a 3,90-4,60 sterline per azione. Nonostante le grandi aspettative, le cose non sono andate come la multinazionale britannica aveva previsto. Il prezzo per azione è rapidamente sceso del 31%, attestandosi a fine giornata al – 26%, che tradotto significa che la società ha perso 2,2 miliardi di sterline rispetto alla capitalizzazione prevista. Questo è avvenuto perché i grandi investitori hanno deciso di sanzionare in borsa l’azienda per il suo modello imprenditoriale basato sullo sfruttamento dei rider. Nonostante questo crollo potrebbe non avere un impatto duraturo sull’azienda, è comunque notevole che ci sia stata una mobilitazione simile e che l’indignazione pubblica abbia avuto degli effetti palpabili sull’azienda.
Deliveroo è una delle startup di maggior successo, con 2.000 impiegati, 10.000 rider, 115.000 ristoranti e rifornitori coinvolti e circa 6 milioni di clienti in giro per il globo. La multinazionale usa tutti gli strumenti della gig economy: lavoro temporaneo, flessibile e indipendente, pagamenti “a cottimo” (a seconda del numero di consegne effettuate per rider), nessun contributo previdenziale, copertura sanitaria o protezione sociale per i lavoratori. Si tratta di un modello che ha sollevato molte critiche e preoccupazioni. Appena qualche settimana fa Uber, un’azienda simile a Deliveroo sotto molti punti di vista, ha riclassificato tutti i suoi 70.000 lavoratori come lavoratori regolari e dipendenti. Deliveroo, invece, non ha fatto nessun passo avanti in questo senso.
Il crollo in borsa del 31 marzo è stato una dimostrazione di quanto queste scelte siano malviste dall’opinione pubblica e di quanto le persone siano pronte a lottare contro un’azienda che sfrutta e sottopaga i suoi lavoratori. Gli investitori hanno infatti citato le scelte dell’azienda in fatto di business e governance come ragioni per boicottarla. L’investitore Russ Mould ha ribattezzato il colosso del delivery “Flopperoo” (da “flop”, fiasco in inglese) per la sua performance in borsa.
In molti hanno a posteriori ridimensionato i fatti, sostenendo che Deliveroo è troppo forte e che si riprenderà in fretta da questo colpo, senza conseguenze durature. È anche vero però che Deliveroo deve molto alla pandemia per la sua crescita esponenziale – insieme ad Amazon e Zoom, è una delle aziende che più ha beneficiato dei lockdown. In ogni caso, è notevole come il boicottaggio di un’azienda in borsa si stia profilando come una nuova modalità di lotta – in modalità opposte ma analoghe, nel recente caso di GameStop – e che gli investitori abbiano deciso di mobilitarsi, anche a seguito delle denunce dei riders e di un’inchiesta – uscita pochi giorni prima della collocazione in borsa – nella quale i giornalisti del Boreau of Investigative Journalism hanno dettagliato lo sfruttamento dei riders – che spesso percepiscono salari ampiamente inferiori al minimo di legge – mentre l’amministratore delegato della società si aspettava di incassare 500 milioni di sterline nel solo giorno di debutto in borsa.
[di Anita Ishaq]