Continuano senza sosta le proteste popolari contro il golpe attuato l’1 febbraio scorso dai militari in Birmania. A migliaia sono scesi in piazza nella capitale Rangoon. La giunta militare, sempre più sotto pressione e isolata dopo che anche la Cina ha condannato il golpe, è intervenuta ieri per dichiarare che al più presto si terranno nuove elezioni democratiche, ma senza fissare la data. Nel frattempo però la leader democratica Aung San Suu Kyi rischia tre anni di carcere dopo che all’accusa di importazione illegale di walkie-talkie è stata aggiunta quella di “violazione della legge sulle catastrofi naturali”.
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