Nel 2020 Israele ha colpito circa 50 obiettivi in Siria e altri 300 in Palestina, nella Striscia di Gaza. Lo rivela il rapporto diffuso dall’IDF, l’esercito israeliano, che dettaglia il quadro delle operazioni compiute. L’ultima aggressione israeliana in Siria è avvenuta mercoledì mattina: un soldato siriano ha perso la vita e altri tre sono rimasti feriti. Per quanto riguarda gli attacchi alla Striscia di Gaza, nel rapporto l’esercito si giustifica affermando di aver agito in risposta ai 176 razzi lanciati dalla Palestina contro Israele e agli attacchi terroristici in Cisgiordania. L’esercito israeliano avrebbe anche effettuato 2.277 arresti e chiuso 50 impianti sospettati di produrre armi. Ma gli attacchi di Israele, con pochissime eccezioni, sono avvenuti nella violazione del diritto e nel silenzio della comunità internazionale.
Nel documento si legge anche che i caccia israeliani hanno pattugliato Gaza 1.400 volte e gli elicotteri dell’esercito 400 volte. Inoltre, quest’anno sono state registrate 35.000 ore di volo da parte dei droni israeliani. Il regime israeliano utilizza regolarmente droni per operazioni di ricognizione e per commettere omicidi mirati, il che comporta la violazione degli spazi aerei palestinesi, siriani e libanesi. Le autorità palestinesi condannano i crimini di Israele – rivolti contro i civili e le loro terre – e chiedono alla comunità internazionale di porre fine alla sua passività di fronte alle violenze perpetrate contro il popolo palestinese e alla violazione dei suoi diritti.