Aumentano ancora i reati ambientali. Con un incremento del 23.1% rispetto al 2018, quelli commessi nel 2019 sono stati oltre 34.000. È quanto emerge dal Rapporto Ecomafia 2020, realizzato da Legambiente analizzando i dati derivanti dall’intensa attività svolta da forze dell’ordine, Capitanerie di porto e magistratura. Con un +74,6% rispetto al 2018, preoccupano gli illeciti nel ciclo del cemento (11.484) che superano quelli notificati nel ciclo dei rifiuti (9.527). Salgono anche i reati contro la fauna (8.088) e quelli connessi agli incendi boschivi con 3.916 illeciti. Si evidenzia poi, che sono quasi 2,4 milioni le tonnellate di rifiuti finite sotto sequestro e che, con 20 mila nuove costruzioni registrate, l’abusivismo edilizio non ha subito battute d’arresto.
Come ogni anno – sottolinea inoltre il rapporto – quasi la metà di tutti gli ecoreati commessi annualmente si concentra nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa. Con 5.549 illeciti ambientali, la Campania è in testa, seguita da Puglia, Sicilia e Calabria. Il business potenziale complessivo dell’ecomafia, che dal 1995 a oggi ha toccato quota 419,2 miliardi di euro, è stato stimato in 19,9 miliardi di euro per il solo 2019. Nessun settore è stato risparmiato e salgono a 371 i clan mafiosi coinvolti. Allo stesso tempo, si conferma però la validità della legge sugli ecoreati (68/2015). Rispetto al 2018 aumentano denunce e diffide e gli arresti hanno toccato quota 9.112.